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(CAVALIERI MARVEL)

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IL TESTIMONE

n 7

Quest’oggi ho ricevuto una telefona da Matt Murdock, l’avvocato cieco di Hell’s Kitchen. Non lo sentivo da un po’. Anni fa io e Danny fummo ingaggiati per fargli da guardia del corpo. [1] Lo ricordo come una brava persona. Dice che ha un lavoro da propormi. Chissà di cosa di tratta ... arrivo nel suo ufficio nell’ora indicatomi. Ad accogliermi è una tizia carina con gli occhiali e sulla sedia a rotelle.

<Benvenuto, mr Cage. Sono Becky Blake. Mr Murdock la sta aspettando nel suo studio.>

Ricordavo che Murdock aveva per socio un ciccione che si chiamava Nelson. A quanto pare ha cambiato.

<Salve mr Cage, si accomodi.>

<Mi chiami Luke. Socio nuovo?> chiedo.

<Si, già da un bel po’. >

<Almeno con lei non deve temere che le sparisca la roba dal piatto ...>

<Oh ancora con quella vecchia storia ...> dice sorridendo.

<Allora Murdock, sono tutto orecchi. Per quale motivo mi ha convocato?>

<Il nome Dennis Bergmann ti dice niente?>

<Mai sentito nominare ...>

<Chicago, qualche anno fa?>

<Niente. Zero.>

<Eppure lui ti conosce ... o almeno conosce la tua fama. Questo Bergmann trafficava droga a Chicago per conto di Testa di Martello ...>

<Un momento, che centra quello stronzo di Martello con Chicago?>

<Scherzi? E’ fissato con Chicago e la sua storia ... il proibizionismo, Al Capone, Frank Nitti... sono tutti fonte d’ispirazione per lui. E’ una delle città da cui fa venire carichi di droga e manovalanza criminale.>

<Ok. Continua.>

<Questo Bergmann ha cominciato a farsi un giro d’affari proprio alle spalle di Martello, quando questi venne arrestato ... ma adesso che il suo avvocato lo ha fatto uscire, ha ordinato di farlo fuori e di farne un esempio per tutti gli altri .Come avrai capito, per salvarsi la buccia ha deciso di testimoniare nel nuovo processo che faranno; capisci anche tu che con una prova schiacciante del genere, manderemmo Martello in carcere per un bel po’ di anni ... ma Bergmann è terrorizzato, e ha detto chiaro e tondo che testimonierà al processo solo ed esclusivamente se tu gli farai da guardia del corpo e lo scorterai da Chicago fino a qui a New York.>

<Cosa c’entri in tutto questo tu, Murdock? Credevo che fossi  un avvocato difensore ...>

<Infatti è così, ma conosco un sacco di gente alla Procura Federale: Il Procuratore è proprio il mio ex socio Foggy Nelson il capo della Sezione Penale, Kathy Malper è… un’amica… e per finire, il pubblico ministero incaricato dell’accusa è Sam Bowden, un mio vecchio amico del college, e mi hanno chiesto di intercedere verso di te, dati i nostri trascorsi. Non volevano contattarti direttamente perché temono che In che all’interno degli uffici federali ci sia una talpa che avrebbe potuto informare Testa di Martello>.

<E  i federali mi pagheranno solo per andare fino a Chicago, accompagnare quel tipo all’aeroporto e portarlo fino al tribunale?>

<Si ... o meglio, è un po’ più complicato in realtà. Questo Bergmann ha paura di volare. Gli prendono attacchi di panico. Questa fobia pare sia nata quando viaggiava a bordo di un aereo sul quale si trovava un kamikaze mediorientale ... a causa di un guasto al detonatore non riuscì a farsi saltare in aria, ma il pericolo corso ha traumatizzato il nostro amico, che da allora non ha mai più messo piede su di un aereo.>

<Quindi lo devo scortare in treno?>

< Esattamente. Stando attento che non gli succeda nulla. Sarai una specie di agente a contratto per tutta la durata dell’incarico. Allora, cosa mi rispondi?>

<Mi sta dando l’opportunità di tirare un calcio nelle palle a Testa di Martello, Murdock. Certo che ci sto. Quel bastardo è stato una spina nel fianco negli ultimi tempi. Voglio che finisca al fresco per un sacco di anni, e se il tuo amico Nelson riesce a farlo ingabbiare gli pagherò ben più di pizza.>

<Mi fa piacere sentirtelo dire. Ora chiamo la mia collega e ti faccio dare tutte le informazioni necessarie...>

 

Aeroporto Internazionale O'Hare. Due giorni dopo.

 

E così eccomi un’altra volta qui. Chicago. La città di Ernest Hemingway, di Walt Disney, di Michael Jordan. La patria del Jazz e del Blues. Mi tornano in mente le circostanze che mi portarono a trasferirmi lì, qualche anno fa [2] : l’accusa di omicidio, le indagini con Dakota North, quel pazzo di Coldfire ... non erano proprio dei bei tempi. Voglio concludere questa faccenda in fretta e lasciarmi l’Illinois alle spalle. Troppi ricordi sgradevoli. Noleggio un’automobile e in meno di un’ora dopo raggiungo il motel dove questo Bergmann s’è nascosto. Stando a quanto dice Murdock, è terrorizzato che qualcuno possa farlo fuori e non apre a nessuno. S’è registrato con un nome falso di cui solo io sono a conoscenza. Il portiere di questa bettola, uno strabico talmente viscido da fare schifo perfino da uno scarafaggio mi dice che sta alla 118, al primo piano. Busso alla sua porta.

<C-CHI E’?> domanda nervosamente.

<Il tuo ospite da New York. Sono Luke Cage.>

<D-Dimostralo...>

Inizio a spazientirmi.

<Posso ridurre questa porta in schegge se vuoi, ma credo che attirerebbe l’attenzione, e da quel che so dobbiamo mantenere un profilo basso.>

<O-Ok, ti apro. G-Guarda che ho una pistola e non ho paura di usarla. Se sei chi dici di essere, non la temerai e...>

<Ma falla finita e apri ‘sta porta...>

Si decide e mi accoglie puntandomi contro una beretta. Chiudo la porta alle mie spalle e faccio del mio meglio per tranquillizzarlo.

<Sei più tranquillo adesso? Sono io. Abbassa quella pistola ...>

<T- Tira fuori i documenti. Voglio vederli.>

Gli strappo la pistola dalle mani e stringo la canna tra le mani riducendola ad una cannuccia masticata.

<Sei contento?>

<Cazzo, sei davvero tu ... finalmente! Non ci speravo più ...>

<Comincia col togliermi una curiosità ... perché hai chiesto proprio di me?>

<Scherzi? Qui ancora si parla delle mazzate che hai dato in giro ... sei il più tosto. Sei l’unico che può tirarmi fuori dai guai in cui mi sono cacciato ...>

<Si mi hanno detto ... trafficare droga per un bastardo come Testa di Martello. Meriteresti di rimanere nella merda in cui ti sei ficcato e affogarvi ... ma tu sei solo un pesce piccolo, e noi vogliamo beccare lo squalo ... è solo per beccare Martello che sono venuto qui. Io gli spacciatori non sono mai riuscito a digerirli.>

<Ascolta Luke... so che ti facevi chiamare “l’eroe in vendita” no? Beh ora sono io ad avere bisogno dei tuoi servigi... > prende da una vetrinetta una busta di carta e me la porge.

<Qui ci sono quasi diecimila dollari. E’ un piccolo gruzzolo che avevo messo da parte per le emergenze... e dio solo sa quanto questa lo sia. Sono tuoi. Ti pago per proteggermi da quei bastardi che vogliono farmi la pelle, e ce ne sono altri che ...>

<Infilateli nel culo. Non voglio denaro ricavato dallo spaccio. Ho già chi mi paga per scortare quel tuo culo bianco. >

Questo Bergmann mi irrita non poco. Sono talmente incazzato che vedo solo all’ultimo il riflesso alla finestra: è dovuto ad un mirino da cecchino.

<BERGMANN, STA’ GIU’!> grido, mentre intercetto il proiettile destinato a lui con il pettorale sinistro e per l’impatto vengo sbalzato all’indietro. Qualche bastardo gli sta già addosso. E’ ora di guadagnarsi la paga.

 Ci precipitiamo a rotta di collo per le scale. L’affittacamere ci urla qualcosa sui verdoni che Bergmann ancora gli deve, ma lo ignoriamo e ci fiondiamo in strada; cerco di coprirlo con la mia stazza da eventuali altri colpi che per fortuna non arrivano. Una volta saliti sulla mia macchina Bergmann piagnucola e si mette a pregare.

<OH DIO, TI PREGO, TI PREGO SALVAMI!  CRISTO PIETA’! MADONNA PIETA’!>

<Smettila di frignare e tieni gli occhi aperti! > gli dico, quando improvvisamente il parabrezza sul vetro esplode in mille pezzi. Il cecchino ci sta seguendo, e spara maledettamente bene. L’inseguimento dura per quasi venti minuti, fino a quando ho lo spazio per fare inversione e giocargli un tiro mancino. Lascio sull’asfalto metà dei pneumatici, la puzza di gomma bruciata mi riempie le narici, una densa nuvola di fumo si espande nell’aria, ma una volta che sono rivolto nella sua direzione spingo il piede sul gas.

<Dai... a chi svolta prima, bello....>

<M-MA CHE CAZZO FAI???? > strilla Bergmann, spaventato.

<Ma vuoi tacere una buona volta? So quello che faccio! Io ho una pelle indistruttibile... quel figlio di puttana invece no....>

<ODDIO NON VORRAI DAVVERO... NO, NON CI CREDO! >

Le nostre auto sfrecciano una contro l’altra. Sono più che certo che il bastardo sterzerà. Siamo a pochi metri uno dall’altro quando la mia previsione s’avvera e quello stronzo vira bruscamente finendo fuoristrada e va a schiantarsi contro un lampione. Non c’è bisogno che scenda ad interrogarlo; so chi lo manda e cosa vuole. Vado in retromarcia, faccio nuovamente inversione, ingrano la quarta e me lo lascio alle spalle.

Nell’auto sfracellata intanto il suo conducente, stordito ma vivo (anche grazie all’airbag), usciva dalla portiera barcollando. Era biondo, indossava un’elegante abito bianco e una maschera che ne copriva le fattezze. Dopo qualche secondo per riprendersi dall’impatto estrasse dalla tasca interna della giacca un cellulare.

<Sono io, l’Elite. Le cose non sono andate come previsto. Il bersaglio ha assunto una guardia del corpo, e per di più a prova di proiettile.>

<<Che cosa? Un gorilla antiproiettile, hai detto?>>

<Si, un uomo di colore, grosso, sui due metri.>

<<Merda ....merda! Questa non ci voleva! Vuoi vedere che quel figlio di puttana  ha ingaggiato Cage ?>>

<Mi dispiace sig. Martello, ma i patti erano chiari: nessun superumano. Io non mi batto con loro, sono fuori dalla mia portata. Le restituirò l’anticipo che ha versato sul mio conto. >

<<Non farai nulla del genere. Ho bisogno che tu faccia un altro lavoro per me. Non c’è bisogno che tu lo affronti apertamente. Devi solo tenere gli occhi incollati su di loro, riferirmi ogni spostamento che fanno e impedirgli di lasciare la città. Fallo e ti pagherò la stessa cifra che abbiamo pattuito.>>

<D’accordo, questo posso farlo. Mi faccio vivo io.>

 

Arriviamo senza altri intoppi alla stazione. E’ tutto troppo calmo, e la cosa m’inquieta. E’ vero che la mia presenza non poteva esser prevista dal sicario, e che ho mandato a monte i suoi piani, ma il mio istinto, o forse il mio pessimismo, mi dice che è stato troppo facile, di non fidarmi, e di tenere gli occhi aperti. Prendiamo dei biglietti di seconda classe e aspettiamo al nostro binario. Anche Bergmann è teso, glielo si legge in faccia. Faccio del mio meglio per tranquillizzarlo.

<Dici che ce l’abbiamo fatta?  L’Abbiamo sfangata?>

<Mi sentirò più tranquillo quando sarò sopra il treno, ma penso di si.>

<Cazzo, hai visto? Quel bastardo ha cercato di spararmi! Lo sapevo che avrebbe mandato qualcuno per farlo... per questo ti ho fatto chiamare! Lo sapevo, lo sapevo dannazione!>

<Vuoi darti una calmata? C’hai preso ok? E sei ancora vivo per vantartene. Non c’è bisogno quindi che mi diventi una checca isterica!>

<Già è facile dirlo quando sei un gigante forzuto a prova di proiettile ...>

<Oh ma che vuoi da me? Non avresti dovuto provare a fregare un boss della mala ...  pensavi davvero che non avrebbe provato a fartela pagare? Ora comunque tranquillizzati ... una volta in viaggio sarai al sicuro.>

<No Cage... sarò al sicuro solo una volta che Martello sarà dietro le sbarre ed io nel programma di protezione testimoni.>

<Ecco che arriva il treno. La nostra è la carrozza numero 8. Occhi aperti.>

Mentre salivano sul vagone, dei glaciali occhi azzurri li fissavano attentamente.

<Sono io. Non sono andati all’aeroporto, ma hanno preso il treno. Forse una mossa per depistarci.>

<<Non fargli prendete quel treno!>>

<Impossibile. Stanno salendo adesso.>

<<Allora sali anche tu! Non perderli di vista!>>

<Glielo detto signore, non intendo affrontare a viso aperto un meta-umano come quello. Io seleziono attentamente i miei bersagli. Per questo mi faccio chiamare l’Elite.>

<<Ora stammi a sentire:  quel figlio di puttana non deve arrivare fino a New York! Sali sul quel dannato treno e fai in modo che si fermi a Detroit. Devi bloccarli là. Poi manderò uno di miei a finire il lavoro che tu non vuoi portare a termine. Questo puoi farlo?>>

<Questo si. Lo consideri fatto.>

Intanto, nella loro cuccetta, Luke e Dennis provavano a rilassarsi, convinti che il peggio fosse passato.

<Dio non mi par vero ... cazzo, ancora non ci credo ...>

<Senti, ,ma perché non ti sdrai e provi a dormire qualche ora? Stai innervosendo anche me ...>

<Dormire? E chi ce la fa .... no, sono troppo teso ...> disse Bergmann aprendo un pacchetto di Marlboro.

<Abbiamo quasi un giorno di viaggio. Non puoi stare in tensione per tutto il tempo... finisce  che un infarto fa il lavoro che quel cecchino non è riuscito a fare. Chiudo gli occhi, rilassati... ci sono io a guardarti le spalle.>

<Okay okay... ci provo.> 

<Ecco, predi il mio i-pod. Ascolta della buona musica ... ti aiuterà a distendere i nervi.>

<Che c’hai su?>

<Solo il meglio ... Hendrix, Janis Joplin, Led Zeppelin, Pink Floyd ... roba di classe. Ah, non t’azzardare a dire qualche scemenza sui questi gruppi o altrimenti non sarà Testa di Martello ad ammazzarti, sono stato chiaro?>

Dennis abbozzò una sorta di sorriso e si mise le cuffie alle orecchie. Il consiglio di Luke si rivelò utile e in breve riuscì a scaricare la tensione e a sciogliersi un po’. Fino al loro arrivo a New York, pensò  Luke, non avevano nulla di cui preoccuparsi.

Bisogna vedere se Martello sa della fobia di volare di Bergmann... sarebbe davvero un bel colpo di fortuna se ne fosse all’oscuro e avesse mandato i suoi uomini  ad attenderci all’aeroporto ... ma nel mio mestiere si campa poco, se ci si basa sulla sorte. No, devo considerare che i suoi informatori lo abbiano messo al corrente e che una volta arrivati al Gran Central Terminal inizieranno i guai e che di certo ci sarà qualche scagnozzo ad attenderci  per fargli il “servizio” . Si, devo essere pronto a tutto e prepararmi al peggio.

I timori di Luke erano fondati; in quel momento a New York infatti Testa di Martello era a colloquio con i suoi uomini.

<Allora, chi avete trovato?>

<Uh vede signore... come le dicevo l’altra volta [2] non è un bel momento per ingaggiare sicari... molti sono al fresco o navigano in cattive acque. Allora mi sono rivolto ai russi, ma dopo la strage di Brighton Beach [3] molti si sono dati alla macchia ... però mi hanno segnalato uno che fa al caso nostro...>

<Di chi si tratta?>

<Pare sia stato sottoposto a qualche esperimento intento a creare una sorta di supersoldato russo ... impianti cibernetici nelle ossa, nei muscoli, riduzione quasi totale delle soglia di dolore, vari tipi di steroidi ...  insomma l’hanno trasformato in una sorta di macchina per uccidere. Ha raso al suolo interi villaggi di mujadinn in Afghanistan, prima che i sovietici sbaraccassero. Poi pare sia divenuto un mercenario vagabondo, mettendo i suoi muscoli al servizio di chi lo pagava, in ogni parte del mondo... per esempio, ha fatto diversi lavori per la famiglia Gnucci, qui in America. Pare non tema nulla e che non ci sia lavoro che rifiuti.>

<E dov’è adesso, sto fenomeno?>

<E’ di là con i ragazzi signore, ma devo avvertirla, lui... è un po’ ... ecco... particolare....>

<Che cosa intenti per “particolare?”>

<Beh signore... non so se è dovuto a dei colpi ricevuto o se a causa dei numerosi esperimenti a cui come le dicevo l hanno sottoposto, ma è diciamo....dotato di – ehm – scarsa capacità di apprendimento e di concentrazione...>

<Prego?> domandò Martello quasi ringhiando.

<Ehm signore... è un pochino ... come dire... lento.>

<Ma che cazzo vuol dire?> disse masticando il suo sigaro e andando nell’altra stanza, dove questo presunto sicario lo stava aspettando. Non potè credere ai suoi occhi.

Un gigante di oltre due metri, una vera montagna di muscoli, al cui confronto Brock Lesnar sembrava Woody Allen, intento a giocare con la Play Station.

<Ohohohoh ... cierto che voi amerikani avete un grande passione per la violenza... questo GTA è vieramente una figata.... al Russo piace tanto l’America... qui un uomo che sa come usare i pugni può arricchirsi.... BANG! Guarda che roba ... eh eh ehe ehe hehe eh....> si accorse dell’arrivo di Martello e senza staccarsi dalla sua partita, disse:

<Oh salve capo! Ma che strana tiesta che c’ha.... ci vorrebbe uno enorme colbacco coprigliela tutta ...>

<Ma chi mi hai portato, Scott? Eh??? Chi cazzo mi hai portato.... un ritardato mentale!!! E questo dovrebbe ammazzare Luke Cage? Ma che ti dice il cervello?>

Martello urlava gridando in faccia al suo sottoposto, furioso. Il Russo continuava a giocare.

<Marvin, spara in testa a questo stronzo e liberati del cadavere ... dallo in pasto ai maiali ...>

Il guardaspalle obbedì estraendo una beretta dalla fondina. Il Russo la vide e disse.

<Non puntarmi quella roba. Al Russo non piacciono le pistole... fanno troppo rumore. Quelle vere. Nei videogame invece mi piacciono un casino eh eh eh eh eh....>

Marvin gliela puntò alla testa.

<YEAAAAAAAAAAARGGGGGGGGH!> si senti un urlo agghiacciante. Martello e Scott si voltarono di scatto. Il Russo aveva staccato di netto il braccio a Marvin.  Il gangster era a terra in un lago di sangue che strillava. Il Russo stava continuando la sua partita. Nessuno lo aveva visto staccare le mani dal joypad. Il volto di Martello, da stupito, cambiò in un espressione di grande soddisfazione.

<Sei assunto ragazzo... >

 

Mi sveglio di soprassalto. Mi ero appisolato. Guardo l’orologio e mi accorgo che sono passate circa cinque ore. Siamo nella stazione di Detroit e improvvisamente sento quelli delle altre carrozze che imprecano per un guasto alla motrice che impedisce al treno di ripartire. Un guasto ... si, come no. E io sono di Chinatown. Quei bastardi si sono mossi più in fretta del previsto. Mi metto a svegliare Bergmann.

<Apri gli occhi bell’addormentato... dobbiamo alzare i tacchi.>

<Che... come???> chiede strofinandosi gli occhi, ancora rintronato dal sonno <Ma siamo già arrivati? ... e quanto ho dormito??>

<No, non siamo arrivati... siamo a Detroit. Il treno s’è fermato per un’avaria. Dobbiamo andarcene di qui alla svelta.>

La fifa lo fa riprendere di colpo, e si tira su in un attimo.

<Oh merda... merda! Ci hanno trovato, ci hanno trovato ...> continua a ripetere mentre in tutta fretta si affanna seguirmi per scendere dal treno.

<Sta calmo adesso, non fartela sotto ... sta un passo davanti a me, non allontanarti troppo. >

Cerco di mostrarmi sicuro ma in realtà sono preoccupato. Qualcuno ci sta seguendo, è ovvio. Potrebbe colpirci in qualunque momento. Cerco con lo sguardo qualcuno con l’aria sospetta ma in questo momento, vuoi per la tensione, mi sembrano tutti sul punto si spararmi. Porco mondo, odio essere il bersaglio di qualcuno!

Non molto lontano da dove Luke e Dennis sono scesi, l’elegantissimo Elite, non visto dai due, telefonava a colui che lo aveva ingaggiato.

<Come da lei richiesto. Ho fermato il treno alla stazione di Detroit ... fino a domani non ci sono altri treni. Rimarrà bloccato qui.>

<<Magnifico, continua a tenerli d’occhio. Riferiscimi ogni loro spostamento. Manderò al più presto il mio uomo per finire il lavoro. Tu stagli incollato.>>

Chiuse la telefonata con aria compiaciuta.

<Prenota il primo volo per Detroit. Vediamo come se la cava il nostro amico tracanna vodka ...>

 

Ci sistemiamo in un motel non troppo lontano dalla stazione. Chiamo Murdock per telefono e gli spiego la nostra situazione.

<<Sei certo che non si trattasse di una normale avaria?>>

<No, sento che non è così. Si fidi Murdock. Il treno è stato sabotato. >

<<Vi hanno aggredito?>>

<No, dopo il precedente tentativo nulla da segnalare. Ma sono convinto che ci stanno alle costole. >

<<Luke, dovresti avvertire al  polizia. Loro possono scortarvi fino alla stazione e…>>

<No, meglio di no. Il sicario potrebbe spacciarsi per poliziotto...  ma ho in mente un piano. Per domani sera, dopodomani al massimo, porterò Bergmann nello studio del tuo collega. Te lo garantisco.>

Appena finisco la telefonata qualcuno bussa alla porta. Vado ad sincerarmi chi è. Fortunatamente, è chi mi aspettavo che fosse: la moglie del proprietario è stata tanto gentile da andare a fare degli acquisti per conto nostro, in cambio di una lauta mancia. Ha sicuramente capito che siamo in fuga da qualcosa ... probabilmente pensa dalla polizia, ma non ha fatto domande. Meglio così. Mi porge su la borsa con tutto quello che gli ho chiesto.

<Ok, abbiamo tutto.>

<Mi spieghi perché l’hai mandata a fare la spesa? E se l’avessero seguita? N-Non dobbiamo dare nell’occhio! E poi pagarla con i miei soldi...>

<Bergmann vuoi chiudere quella stramaledetta boccaccia? Fa tutto parte del piano! E penso che la tua pellaccia valga la spesa, oppure no?> gli strillo rovesciando il contenuto sul tavolo.

<Quelli stanno dando la caccia ad un pallido biondo svedese no? Allora fila in bagno, tagliati il pizzetto, tingiti i capelli di nero con questa e spalmati in faccia del fondotinta ... cambierai fisionomia. Con un po’ di fortuna non ti riconosceranno ...>

Si convince e va in bagno. Io intanto cambio il mio guardaroba sperando di riuscire a camuffarmi, per quanto la mia stazza e la mia statura mi permettano di fare. Mi piange il cuore a dovermi separare dalla mai giacca di pelle, ma la metterò in conto al Dipartimento di Giustizia. Indosso un’ enorme felpa con cappuccio taglia Notorius B.I.G.. Con indosso un paio di occhiali da sole e un berretto di lana-  Santo Hendrix perdonami  -sembro uno di quei patiti del rap. Tanto basta per non farmi riconoscere ad una prima occhiata. Dove qualche minuto Bergamann  esce dal bagno.

<Allora ? Che ne pensi?>

<Metti meno cerone ... se esageri si vede subito ... ma dovrebbe andare. >

<Dici che riusciremo a sfangarla?> mi chiede.

<Ho in mente ancora un altro trucchetto da rifilargli ... ma tu dovrai fare esattamente ciò che ti dico. Alla lettera intendo.>

La mattina dopo chiamiamo un taxi per portarci alla stazione, anche se questa dista poco più di dieci minuti a piedi. Paghiamo la corsa mentre siamo ancora dentro l’auto.

<Ok sei pronto? VAI!>

Apro lo sportello e partiamo a razzo come in una staffetta per i cento metri; ci facciamo strada tra le persone stracariche di bagagli. Ci fiondiamo  verso il binario. Io sto dietro facendogli ombra con il mio corpo, cercando di fargli da scudo da eventuali cecchini. Tutto è calcolato sul filo dei secondi, ed il treno arriva sul binario pochi istanti prima del nostro arrivo. Saliamo sul nostro vagone tra urla e spintoni, prendendoci gli insulti degli altri passeggeri.

<Stai bene?> gli domando.

<S-Si... erano anni che non correvo così ...>  mi risponde David. David è un senza tetto che si è prestato per questo mio bluff in cambio di una notte di sonno in un letto, un pasto caldo e di mille dollari. Mi sono sentito un verme nel avergli fatto correre questo pericolo. Bergmann è un criminale e sapeva a cosa andava incontro quando ha iniziato quella vita, ma David no. Il fatto che abbia corso questo rischio in cambio di denaro, che abbia dato un prezzo alla sua vita è un pugno nello stomaco per me e mi fa disprezzare ancora di più la società in cui viviamo.

<Sei stato molto coraggioso, David. Questo è quanto abbiamo pattuito ... moltiplicato per tre. Te li sei guadagnati amico ...>

<Cacchio amico, non ricordo l’ultima volta che ho visto tanti soldi ...>

<Vorrei poter fare di più, credimi. Allora scendi alla prossima stazione e poi vatti a riposare in qualche motel ok?>

<Ci puoi scommettere. Ora tu che farai?>

<Io torno indietro. Stammi bene David, e grazie del tuo aiuto.>  dico cercando di mascherare con la simpatia il mio senso di colpa. Ma perlomeno ora so che è al sicuro. Anche qualora ci fosse un sicario sul treno, una volta constatato che non si tratta di Bergmann, sono certo non se la prenderà con lui. Abbiamo appena lasciato la stazione quando ignorando le avvertenze degli avvisi appesi alla porta la apro mi lancio dal treno in corsa. Il vantaggio di avere una pelle indistruttibile è il non doversi spaventare delle ferite. Spero che il nostro bluff abbia funzionato. Abbiamo guadagnato un po’ di tempo. Arrivo alla stazione degli autobus della Greyhound, dove Bergmann mi attende nascosto in uno dei bagni.

<Pssssss ... ehi Bergmann ... sono io, Luke. Puoi uscire adesso.>

<Cazzo Luke, ce ne hai messo di tempo ... Cristo, ogni volta che uno veniva per pisciare credevo fosse un sicario che veniva a farmi un buco in fronte!>

<Stai sempre a lamentarti ... ha funzionato no? Ci credono a bordo di quel treno per New York .. . noi invece ce ne andremo tranquillamente in autobus. Sta tranquillo Bergmann, li abbiamo giocat ...>

<E’ TIEMPO DI DISTRUZIONE!> è l’ultima cosa che sento poco prima che un destro potente come un camion mi colpisce alla mandibola mandami contro il muro della toilette.

<Ciao Liuk Cage.Piacere di fare la tua conoscenza.>

E’ alto, grosso. Veste una ridicola maglietta a strisce bianche e rosse e parla con un accento russo. Ma visto in vita mia. Ma dev’essere un tipo cazzuto... anche con la mia pelle indistruttibile, sento la faccia che mi fa un male cane.

<Il capo mi ha detto che sei un supereroe... ma perché non indossi un costume??? Io adoro in supereroi americani.... sono come celebrità di Hollywood per me. Tranne Iron Man ... in Russia non lo amavamo molto... lui è simbolo di capitalismo. >

Non mi da il tempo di rialzarmi che mi tira una scarpata fortissima all’addome, lasciandomi senza fiato.

<Tu invece essere spione mezza sega che io deve uccidere... non capisco perché tanto disturbo.... eh eh eh eh potrei ucciderti mentre dormo ...> allunga le mani verso di lui e Bergmann caccia un urlo da ragazzina. Mi lancio su questo Russo placcandolo come nel football e allontanandolo da lui. Lui ride mentre distruggiamo la porta del bagno. La gente strilla spaventata nel vederci avvinghiati mentre ce le diamo. Gli restituisco la cortesia del pugno in faccia che mi ha dato prima, e mi accorgo che non batte ciglio. Quel colpo avrebbe dovuto stenderlo e invece sta lì a ridacchiare come un idiota. Ha una mascella di ferro e pare non avvertire alcuni tipo di dolore. Non dovrò trattenermi con lui.

<Dimmi una cosa Cage ... c’è una cosa che volevo chiederti prima di ammazzarti: in che rapporti sei con  attore Nicholas Cage? Mai piaciuto quel tipo ... per me si non era per suo zio non avriebbe mai avuto succiesso ...>

<Tu sei malato in testa lo sai?> gli dico colpendolo al costato. Me ne molla un altro e mi da la conferma che questo tipo non è un uomo normale. Gli devono aver fatto qualcosa. E’ da quella volta con Lapide [4] che non mi scambiavo tante mazzate con qualcuno. Mi rendo conto che non si può andare avanti così. Ce le stiamo dando di santa ragione e nessuno dei due va giù. Io lo colpisco e lui mi colpisce ... sanguina, ride, ma non va giù. Devo cambiare approccio. Ma quando si ha la fortuna di avere tra i propri amici il leggendario Iron Fist qualcosa si finisce inevitabilmente per l’imparare. Scommetto che questo idiota non sa cosa sia il kung fu o lo judo.

<Ooooooh  hai cambiato posizione.... chi credi di essere, Van Damme? Al Russo piacciono i film di Van Damme... mio preferito è “Senza esclusione di colpi” !>

Cerco di ignorarlo... non so se è veramente ritardato come sembra o se fa il buffone per irritarmi, ma lo trovo insopportabile. Cerca di colpirmi con un tremendo gancio destro, ed è lì che gli insegnamenti di Danny mi tornano utili;lo afferro per il polso, faccio leva sul suo gomito e ruotando l’anca sfrutta la sua forza contro di lui, scagliandolo contro la vetrata che va in mille pezzi e lanciandolo in strada.  Sfrutto il mio vantaggio e gli sono addosso: destro – sinistro – destro e cerco di mandarlo K.O. ma lui non sviene. Ride ancora il maledetto.

<Eh eh eh... siembri Apollo Creed...> non lo sopporto più: lo colpisco con un montante sotto il mento che farebbe rabbrividire George Foreman, e senza rendermene contro lo mando contro una corriera che stava partendo proprio in quel momento: il conducente non può evitarlo e lo investe in pieno. Merda. Non volevo ucciderlo. Si accumula una massa di gente, alcuni di loro fanno macabre foto con i cellulari. Ione approfitto per tagliare la corda.

<BERGMANN FILIAMO!!> Non se lo fa ripetere due volta e mi corre dietro.

 

* **

Arriviamo ad una tavola calda, dove incontriamo un camionista. Ci accordiamo per farci accompagnare a New York per la somma di quattromila dollari; è un furto, ma ci ha inquadrati bene e sa che siamo in fuga e non siamo nelle condizioni di trattare sul prezzo e, dopo aver visto quel gigante russo all’opera, anche Bergmann non fiata sulla spesa. Mentre il camion prende l’autostrada guardo con attenzione le auto che ci affiancano. Cerco di non mostrarlo a Bergmann, ma sto con l’ansia che da uno dei finestrini spunti una pistola puntata alla sua testa. Il poveretto ne ha passate tante. Inizia a farmi un po’ pena... si è vero, è uno spacciatore schifoso e dio sa quanto li detesti, però non merita di finire ammazzato  come un animale per mano di quel bastardo di Martello. Non vedo l’ora che il nuovo processo a quel bastardo abbia inizio; la testimonianza di Bergmann lo metterà dietro le sbarre e tutto questo casino sarà valso a qualcosa. Guardo nello specchietto e non credo ai miei occhi.

<CRISTOFORO COLOMBO, E’ IMPOSSIBILE! >

Quel figlio di puttana di russo si sta arrampicando sul retro del rimorchio, salendo sul tetto. Piscia sangue da ovunque, sembra “Carrie e lo sguardo di Satana” ma non cede di un millimetro. E’ come Terminator... ma che gli danno da mangiare?

<ODDIO E’ ANCORA LUI!!> grida Bergmann disperato.

<Ehi, ma che cazzo sta succedendo? Chi è quello?>

<Tu zitto e guida! Me la vedo io!> apro lo sportello e mi arrampico sul rimorchio. Gli vado incontro ma l’equilibrio è precario e rischio di cadere. Lui ne approfitta per colpirmi con una testata; il colpo mi sbilancia e lui mi blocca a terra, riempiendomi di cazzotti.

<Uno bello scherzo tu mi ha tirato prima.... molto bravissimo. Ma il Russo ha mille risorse. Io essere meglio di vostro Uomo Pipistrello ... adesso tu muore. Poi toccherà a piccolo spione olandese , e il Russo riceverà il suo compenso.>

Tra un pugno e l’altro che prendo, riesco a trovare un’apertura. Riesco a piantargli il mio piede sull’addome.

<VAI ... A FARTI.... FOTTERE!> gridò, mentre lo spingo con tutta la forza che ho, facendolo precipitare sull’asfalto. L’impatto è tremendo. Un’auto arriva a tutta velocità e gli prende le gambe. Lui a poco a poco sparisce all’orizzonte, ma mentre rientro nell’abitacolo del camion giurerei di averlo visto muoversi ancora...

Infatti, anche dopo che il camion con a bordo Luke sparisce dalla visuale, il Russo è a terra che ride come un bambino:

<Eh eh eh eh eh eh.... bien fatto Luik Cage, molto bien fatto. Il Russo ti fa i complimenti.  Dasvidanija tovarish! Eh eh eh eh eh eh.....>

Dopo un viaggio di diciotto ore, senza chiudere un occhio, con i nervi sempre tesi, il camion arrivò a destinazione. Luke e Dennis, chiamarono un taxi e si fecero portare fino in centro, allo alla Procura degli Stati Uniti, dove l’avvocato Bowdeni aspettava. Pagarono la corsa lasciando un centone di mancia. Il viaggio era stato lungo e pericoloso, più del previsto, ma finalmente ce l’avevano fatto.

<Dio ti ringrazio... sono salvo. Ce l’ho fatta. Grazie a te, Cage.>

<Non venirtene fuori adesso con una ritrattazione dell’ultimo momento, Bergmann. Dopo tutto il casino fatto per arrivare qui non provare ad uscirtene con una sparata del genere perché io....>

<No, non temere; te l’ho detto, no? Sarò tranquillo solo quando Martello marcirà in galera e io me ne andrò in un altro stato con un’altra identità.>

<Sono felice di sentirtelo dire.>

Salirono sull’ascensore, ma non appena pigiarono sul tasto relativo al piano interessato, la cabina esplose in mille pezzi. Il boato riecheggiò per il quartiere. Quando Luke rinvenne era pieno di dolori. Aveva gli abiti lacerati e i polmoni pieni di fumo che lo faceva tossire copiosamente. Era ricoperto di schegge di vetri e frammenti di muro. Non gli ci volle molto per capire cos’era accaduto. Mentre i paramedici gli mettevano una maschera per respirare chiese loro con un filo di voce come stava Dennis, ma la vista del suo corpo, o meglio di quello che ne restava, portato via in barella confermò i suoi timori ... d’altronde, nessun uomo privo di superpoteri poteva sopravvivere a un’esplosione del genere. Imprecò furiosamente;  era facile dedurre chi aveva piazzato lì quell’ordigno. Ancora una volta quel criminale l’aveva fatta franca.

Dopo aver parlato ai poliziotti e ai pompieri era ormai sera tarda. Luke tornò a casa, stanco e stravolto sia nel fisico che nello spirito. Come si poteva definire il suo stato d’animo? Era stato sconfitto ad un passo dal trionfo, quando ormai era convinto di avercela fatta. Quando era ormai sotto casa, sulla 42esima strada, alcune auto nere attirarono la sua attenzione. Alcuni uomini in completo nero gli andarono incontro.

<Il capo vuole incontrarti.> gli dissero semplicemente, indicando l’ingresso del cinema alla loro destra. Luke sapeva chi li mandava. Li squadrò con un’espressione negli occhi da animale feroce e senza dire una parola entrò dove gli era stato detto. Entrò nella sala buia, e la vide completamente vuota. Sullo schermo, anziché la solita rassegna dei film di John Wayne, stavano proiettando il famoso film di Brian De Palma, “Gli Intoccabili”. Al centro della sala Testa di Martello stava comodamente seduto fumandosi un costoso sigaro.

<Oh dio non ci credo... non potevi arrivare in un momento migliore, Cage ... tempismo perfetto. Capiti veramente a fagiolo... guarda questa scena, è la mia preferita di tutto il film.> si alzò in piedi e, dando le spalle alla pellicola, si mise a muovere le labbra simultaneamente a come stava facendo Robert De Niro sullo schermo, facendo sembrare che le parole pronunziate dall’attore italoamericano uscissero in realtà dalla sua bocca:

<Tu non hai trovato niente, tu sei solo chiacchiere e distintivo, tu in mano non hai niente: non hai niente per il tribunale, non hai preso il contabile, tu non hai niente.... non hai niente, sei solo un povero stronzo,con me non ce la fai... non ha un bel niente, buffone!> dopo di che esplose in una fragorosa risata.

<AH AH AH AH AH AH AH AH AH!!! Appropriato non trovi? Per fortuna che sei arrivato proprio adesso… questo è uno dei miei film preferiti , ogni tanto amo rivedermelo... oggi mi pareva l’occasione adatta, non pare anche a te?>

<Stai firmando la tua condanna a morte, Martello ... di un’altra parola e giuro su dio che ....>

<Ma allora non hai sentito nulla... tu non hai niente! Non puoi toccarmi! Ci sei andato vicino, ma non ce l’hai fatta! Peccato che quella tua pellaccia ti abbia salvato la vita... ma forse non tutto il male viene per nuocere. Sono venuto qui per rifarti la stessa proposta che ti ho fatto l’altra volta, Cage: vieni a lavorare per me. Ormai sarà chiaro anche te che se continuerai su questa strada rimarrai sempre un perdente... come ti vedi da qui a dieci anni? Te lo dico io: con un pugno di mosche! Io ti sto offrendo un’opportunità d’oro. Saresti un guardaspalle perfino migliore di Lapide. Forse è quello che avresti dovuto fare fin dall’inizio, invece di quella stronzata dell’”eroe in vendita”.... allora, che ne dici? Dimentichiamoci tutto e mettiamoci in affari insieme. Farò di te un uomo ricco.>

Luke sputò in terra con aria schifata.

<Se avessi voluto arricchirmi stando in affari con la feccia come te sarei entrato nel giro fin da ragazzo. Oggi hai vinto tu, Martello. Ma non durerà per sempre. Presto o tardi farai una cazzata e finirai in carcere a piagnucolare come la checca che in realtà sei... se non addirittura sottoterra. E non guardami così, so di cosa parlo: ne ho visti tanti, troppi , che si sentivano “intoccabili” e sono finiti in carcere a farsi sodomizzare. Capiterà anche a te. E a proposito... dici di conoscere bene questo film, e allora ricordati come va a finire.>

Gli voltò le spalle e fece per andarsene, con fare fiero. Testa di Martello se lo aspettava rimesso, umiliato, spezzato, e invece l’uomo davanti a lui se ne andava a testa alta, orgoglioso. La cosa lo irritò.

<COME OSI RISPONDERMI COSÌ?> urlò furioso, mentre lo caricava come un ariete con la sua testa d’adamantio, colpendolo alla schiena. Cage venne travolto e sbattuto con violenza contro la parete davanti a lui. Era ancora provato a causa dell’esplosione e l’impatto lo lasciò stordito più a lungo del previsto. Martello estrasse dalla giacca dei tirapugni d’acciaio.

<Ma come, brutto negro di merda.... io ti offro l’occasione per abbandonare lo schifo in cui vivi e tu mi rispondi in quel modo?> gli disse accanendosi sul suo volto, coi pugni e con delle letali testate. Luke cominciò ad averne abbastanza e, preso da una furia cieca, prima bloccò con le mani il cranio di Martello, poi lo colpì con un destro  talmente violento da farlo arrivare in fondo alla sala. Gridando per la rabbia, tutta la sua frustrazione venne fuori, lo afferrò e lo sollevò sopra la sua testa e lo scagliò con violenza contro il muro, restituendogli la pariglia. Mentre Martello era a terra, frastornato e rintontito per le botte prese, Cage gli fu addosso piantandogli un piede sulla testa.

<E cosa mi dici adesso, eh? Ti credi ancora un “intoccabile”? E se te la schiacciassi, questa tua testa di cazzo?  Avanti, prova adesso a comprarmi!>

Proprio in quel momento arrivarono gli uomini di Martello, a pistole spianate.

<Allontanati dal capo,pezzo di merda, o ti facciamo saltare la testa!>

<Non informi i tuoi scagnozzi a quanto pare... ma non lo sanno che non temo le pallottole? Nessuno può salvarti adesso, brutto mafioso di merda....>

<E allora fallo Cage. Dai, non stare lì a farla tanto lunga ... che stai aspettando? Non ci sono testimoni... schiacciami la testa, ammesso che tu riesca a sfondarmela .... >

<Non provocarmi, cazzo....>

<Avanti, fallo.... FALLO!>

Fu tentato. Tutto il suo corpo era teso, rigido. Ma dopo qualche secondo che pareva interminabile, Luke si ritrasse, facendo due passi indietro. Martello si sollevò da terra, sogghignando. Prese un fazzoletto dall’occhiello della tasca e se lo passò sul volto e sull’ampia fronte.

<Hai visto? Hai avuto la tua occasione e l’hai sprecata....due volte nello stesso giorno! Non te ne fai nulla di tutta la tua forza .... sei solo chiacchiere e distintivo, per tornare alla nostra citazione. Non hai le prove per mandarmi in galera, né le palle per ammazzarmi.... sei una nullità Cage. Un fallito. Io stanotte dormirò tra lenzuola di seta nel mio attico in centro, accanto ad una splendida accompagnatrice, mentre tu rimarrai nella tua topaia a chiederti come sarebbe stato se avessi accettato la mia offerta. >  Si ricompose, poi fece un segno ai suoi tirapiedi e se ne andò ridendo soddisfatto. Luke rimase in piedi, basito.

Trascorse i due giorni consecutivi a letto a riposare dopo la tragica impresa. Il terzo giorno decise di andare ad Hell’s Kitchen per parlare con l’avvocato Murdock, di turno nel suo consultorio legale gratuito, di quanto era successo in quei giorni.

<Luke... vieni, accomodati. Mi fa piacere che sei passato. Ho provato a chiamarti nei giorni scorsi, ma eri irraggiungibile.>

<Si, ho staccato tutti i telefoni... volevo starmene per conto mio.>

<Lo capisco. Non è andata come previsto. Il mio amico ancora non ci dorme la notte.>

<A tal proposito ... senti, io volevo scusarmi con te e il tuo amico Nelson per com’è andata a finire. Io avrei dovuto aspettarmi una mossa del genere ... tra l’altro, dopo aver vissuto un’esperienza simile. E invece mi sono fatto fregare.>

< Adesso non colpevolizzarti. Nessuno si aspettava una mossa del genere. Capisco come ti senti, l’amarezza che provi, ma ...>

< Mi sono fatto scappare da sotto le mani l’occasione di fermare definitivamente uno dei più pericolosi boss criminali della nostra città...due volte. Ce l’avevo in pugno e l’ho lasciato andare...>

<Non capisco. A cosa ti riferisci?>

<Quel bastardo è venuto sotto casa mia , a deridermi, a vantarsi di come l’aveva fatta franca. Ci siamo battuti e io l’ho steso.  Lo avevo ai miei piedi ma poi l’ho lasciato andare. Ho passato questi giorni a chiedermi se ho fatto la cosa giusta...>

<Cos’altro potevi fare, Luke? Ucciderlo, diventando un criminale come a lui? No, per stavolta non si può fare altro. Dobbiamo pazientare, e vedrai che prima o poi farà un passo falso e ...>

<Ma quale passo falso, Murdock... quale passo falso?>

<Come Kingpin? O il Gufo? Da quanto tempo stanno in circolazione quelle carogne? Le maglie della legge sono troppo larghe, e tu che sei un avvocato lo dovresti sapere meglio di chiunque. C’è sempre un cavillo, una clausola, un inghippo che gli permette di salvarsi.>

<Devi avere fiducia nel sistema Luke. Non possiamo lasciare credere che questi individui possano vivere alle spalle della legge impunemente. Noi dobbiamo dimostrare che il crimine non paga. Cosa ne sarebbe della nostra società se quelli come lui venissero presi a modello? Kingpin è in carcere, il Gufo è stato costretto alla fuga e sono certo che presto o tardi riusciremo a trovare il modo di incastrarla incastrare Testa di Martello per sempre.>

<Non lo so... forse hai ragione. >borbottò Luke  ma non era molto convinto. Lasciò l’ufficio con quello che si poteva definire “un muso lungo”.  Matt Murdock capiva benissimo il suo stato d’animo, ma nelle vesti di avvocato non poteva fare di più per lui.

Mentre Luke s’avviava verso casa,  con le mani in tasca, a testa bassa, intravide un’inconfondibile ombra. La silhouette apparteneva chiaramente a Devil, l’uomo senza paura, il guardiano di Hell’s Kitchen. Si voltò e infatti lo intravide sul tetto di un palazzo che gli fece un cenno con la testa. Luke entrò nel vicolo e s’arrampicò sulla scala antincendio e lo raggiunse sul tetto. Lui era lì ad attenderlo, nel suo tipico costume rosso.

<Cage. Ho saputo del tuo rendez vous con Testa di Martello ...>

<Come corrono le voci, in questa città ... peggio che in un circolo di cucito.> disse lui sarcastico.

<Volevo dire che so come ti senti ... ci sono passato anch’io. Ci siamo passati tutti, in questo mestiere. Sono certo che in questo momento ti starai ponendo domande tipo “perché lo faccio?”  oppure “che senso ha tutto questo?” , dico bene?>

Luke non rispose. Il suo respiro e l’aumento del battito cardiaco rivelarono a Devil di aver fatto centro.

<Beh ti volevo dire che non devi abbatterti. Quello che facciamo non è senza senso. Gli ricordiamo che questa città non è la loro, che ci siamo noi a sbarrargli la strada, a mettergli i bastoni tra le ruote, che gli sbatteremo la testa contro il muro ogni volta che commetteranno qualche crimine. >

<Siamo un cerotto sopra un cancro, Devil. Anche se ne sbattiamo uno al fresco, ce ne sono dieci che fanno la fila per prenderne il posto. Temo che la nostra sia una battaglia persa in partenza.>

<Adesso sei amareggiato, ma vedila così: se tu mollassi ... se tutti noi mollassimo...i tipi come Martello avrebbero la strada spianata ... che ne sarebbe della povera gente come quella lì sotto?>

Luke guardò di sotto in direzione degli abitanti del quartiere. Aveva ragione.  Per quelli come loro faceva la differenza.

<Grazie rosso, io ... > ma Devil se ne era andato, senza far rumore, come se fosse sparito.

<Cavolo ... proprio come quell’altro.>

Quella sera tornato nel suo appartamento, Luke guardava dalla finestra osservando le persone che passeggiavano lungo la 42esima, riflettendo sulla parole di Devil.

<Si ... per loro fa la differenza.>

 

Fine.

 

 

Le Note

 

Un numero un po’ più lungo del solito, questo numero 7, che vede il nostro Luke ancora una volta alle prese con i loschi affari di Testa di Martello e i suoi insoliti, bizzarri sicari: l’Elite e il Russo. Questi personaggi sono gli ennesimi che pesco dalla linea del Punitore USA, inventati da Garth Ennis nel suo lungo ciclo “Bentornato, Frank”, ovviamente riadattati e modificati per la nostra linea narrativa.

 

Se a voi, a differenza di Luke,  il nome Dennis Bergmann vi ricorda qualcosa, ecco svelato il mistero: il nome del personaggio l’ho preso storpiando quello di Dennis Bergkamp, fuoriclasse olandese (qui riciclato in svedese) di Ajax, Inter e Arsenal: caratteristica insolita del giocatore era la paura di volare che gli costò il sopranome di “olandese non volante” e lo costringeva a spostarsi in automobile durante le trasferte europee.

 

1 = Durante quella che è nota come “La saga di Elektra” scritto dal celebre Frank Miller, Luke Cage & Iron Fist furono ingaggiati per fare da guardie del corpo all’avvocato Matt Murdock, non sapendo ovviamente che egli fosse in realtà Devil, l’Uomo senza paura. In quell’episodio il socio di Matt, Foggy Nelson, rubava l’ultimo pezzo di pizza ai peperoni di Luke, ecco il perché di quell’aneddoto del “cibo preso dal piatto”.

 

2 = Nel numero scorso abbiamo spiegato come attualmente sia complicata la situazione dei criminali mercenari .

 

3 = in Marvel Knights MiT # 50.

 

4 = Nel numero 3 di questa serie.

 

Ok, per questo mese è tutto. Se pensate che Luke finora se l’è vista brutta ... beh ragazzi, non avete visto niente. Ci sono molte nuvole scure all’orizzonte per il nostro eroe in vendita ... e se volete saperne di più, non vi resta che continuare a seguirci.

 

Carmelo Mobilia.